domenica 19 settembre 2021

FONDAZIONE E IMPERO

 
 

 
 
Isaac Asimov
FONDAZIONE E IMPERO
Mondadori


Costituito da due racconti indipendenti, originariamente pubblicati nel 1945 sulla rivista Astounding Stories e poi raccolti in unico volume nel 1952, “Fondazione e Impero” è il secondo volume della cosiddetta “trilogia galattica” di Isaac Asimov, poi ampliata dall’autore (negli anni Ottanta) fino a contare sette titoli (più, se vogliamo, quelli del ciclo dei Robot a cui la narrazione, a un certo punto, si salda). Rimanendo sulla terzina iniziale, “Fondazione e Impero” fa seguito a “Fondazione” e precede “Seconda fondazione”. Per anni, in Italia abbiamo conosciuto questo romanzo come “Il crollo della galassia centrale”. Di “Fondazione”, il primo dei tre, delle fonti di ispirazione e dell’impalcatura complessiva della saga abbiamo già parlato in questo spazio: potete leggere quanto già scritto cliccando qui:

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Così Asimov riassume quanto narrato nel primo volume, all’inizio di “Fondazione e Impero”: “L’impero galattico stava crollando. Era un’istituzione colossale che comprendeva milioni di mondi da un capo all’altro dell’immensa doppia spirale chiamata Via Lattea, e data la sua vastità la rovina era tanto imponente quanto lenta a compiersi. La caduta era iniziata da secoli, prima che qualcuno se ne rendesse conto. Questo qualcuno fu Hari Seldon, che rappresentava l’unica scintilla creativa in un mondo intellettualmente inaridito. Fu Seldon a sviluppare la scienza della psicostoria fino al più alto grado. La psicostoria studia le reazioni non del singolo uomo ma dell’uomo in quanto massa. Una massa formata da milioni di esseri umani. Con l’applicazione di questa scienza si possono prevedere con precisione assoluta le reazioni delle masse a determinati stimoli. Hari Seldon studiò i fattori sociologici ed economici dei suoi tempi, ne vagliò gli sviluppi, previde l’inarrestabile decadenza della civiltà e il conseguente periodo di trentamila anni di caos prima che un nuovo impero potesse nascere dalle rovine del precedente. Era troppo tardi per arrestarne la caduta, ma non troppo per ridurre il periodo di barbarie.” Nasce così il “piano Seldon”, che prevede la costituzione di due Fondazioni, una nota e una segreta (nascosta non si sa dove), con lo scopo di limitare il caos a un periodo di mille anni. La prima Fondazione viene collocata di un piccolo pianeta periferico, Terminus. Pochi conoscono i veri scopi degli scienziati che prendono possesso di Terminus per ordine dello stesso imperatore, che Seldon ha convinto a finanziare la compilazione di una “Enciclopedia Galattica” destinata a raccogliere e tramandare tutto il sapere umano: un lavoro, questo, di copertura. Ma gli stessi enciclopedisti, pur consapevoli di far parte di un piano, nulla sanno di ciò che gli aspetta. I membri della Seconda Fondazione, dovunque siano, conoscono invece qualcosa di più e sono chiamati a controllare che tutto proceda secondo le previsioni. Continua a riassumere Asimov: “A mano a mano che l’impero si disintegrava, le regioni esterne si trasformarono in regni indipendenti. La Fondazione ne fu minacciata. Tuttavia, manovrando questi regni gli uni contro gli altri sotto la guida del suo primo sindaco, Salvor Hardin, la Fondazione riuscì a mantenere una precaria indipendenza. Dopo duecento anni la Fondazione era lo stato più potente della Galassia, a eccezione di quanto rimaneva dell’impero stesso. Sembrava inevitabile che il prossimo pericolo che la Fondazione avrebbe dovuto affrontare sarebbe stato il colpo di coda dell’impero morente”. E’ appunto quello che succede in “Fondazione e Impero”. “Foundation” è dunque un susseguirsi di momenti di crisi (dette “crisi Seldon”, dato che sembrano essere state previste dal matematico, il quale compare periodicamente come ologramma a confermare che il suo piano si sta svolgendo regolarmente a dispetto dei pericoli che sembrano incombere), superate non senza angosce.
Della prima delle due parti da cui è costituito il romanzo, “The general”, il protagonista è appunto è appunto un giovane e ambizioso generale dell’Impero, Bel Riose, ansioso di accrescere la propria fama dopo essere stato mandato a ripristinare il potere imperiale sui pianeti periferici progressivamente sfuggiti al controllo centrale (esattamente come la psicostoria aveva previsto). Tra questi pianeti c’è anche Terminus, sede della Prima Fondazione. Venuto a conoscenza del piano Seldon, Riose se ne fa beffe e crede di potersi far grande agli occhi dell’Imperatore Cleon II assoggettando il mondo degli enciclopedisti. Ma non fa i conti con la necessità storica che rende inevitabile il tracollo dell’Impero: nessun Imperatore che intenda conservare il trono può tollerare che un suo generale divenga troppo potente, e magari ambire alla corona imperiale.
La seconda parte del romanzo, “The Mule”, inserisce invece nella trama un imprevisto che sembra mandare a monte il piano Seldon: l’avvento, appunto imprevedibile, di un mutante, detto il Mulo, in grado di conquistare, grazie ai propri poteri mentali, l’intera galassia. Il Mulo è infatti in grado di plasmare le menti, assoggettando chiunque ai propri voleri e portando dalla propria parte gli stessi generali degli eserciti avversari. Poco tempo dopo l’avvento del mutante, Terminus cade sotto il suo controllo, proprio mentre sta per scatenarsi uno scontro tra i governo, divenuto autoritario e burocratico, della Fondazione, e i mercanti indipendenti protagonisti dello sviluppo nei decenni precedenti. La rivolta dei mercati viene appunto bloccata dall’irruzione sulla scena del Mulo, e appare chiaro (da un messaggio registrato di Hari Seldon) che la psicostoria aveva previsto la guerra civile ma non la conquista da parte del mutante. Ma chi è il Mulo? Nessuno lo ha visto, e la stessa narrazione lo tiene lontano dalla scena, raccontata dal punto di vista dei conquistati e, in particolare, da quella di un piccolo gruppo che cerca di portare in salvo il buffone di corte del Mulo stesso, un uomo deforme ironicamente soprannominato Magnifico, sfuggito al mutante e da questi ricercato ovunque. Toran, Bayta ed Ebling Mis portano con loro Magnifico mettendosi alla ricerca della Seconda Fondazione, i cui misteriosi componenti sono gli unici, forse, in grado di contrastare l’ascesa del mutante e di ripristinare il piano Seldon. In un clamoroso colpo di scena finale, il Mulo si rivela proprio mentre Ebling Mis sta per dire ai compagni dove si trovi la Seconda Fondazione: Bayta non esita a ucciderlo per impedire che l’informazione giunga al mutante. Non resta che leggere il volume successivo della saga, per scoprire gli sviluppi.

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